La memoria della cenere di Chiara Marchelli | Recensione di Deborah

 

Sopra di noi, a pochi chilometri c’è il vulcano più grande. Puy de Lúg, si chiama. Lúg è una divinità della mitologia gaelica e celtia, mi aveva spiegato Patrick, proteggeva i mercanti, i viaggiatori e i ladri. «Il nome arriva da leuk, significa luce». Voglio andare a vederlo, avevo pensato.

 

Editore: NNEditore
Data di uscita: 24 gennaio 2019
Pagine: 296
Prezzo: 18.00 €
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La memoria della cenere

Elena è una scrittrice, sa leggere le storie sui volti delle persone. Una notte, un aneurisma la colpisce nella sua casa di New York. Sopravvive, e insieme a Patrick decide di trasferirsi in Francia, nell’Auvergne, in un paesino ai piedi del vulcano Puy de Lúg. Durante la convalescenza, la mente di Elena arde di pensieri, di memorie interrotte, di sentimenti riscoperti, di attese e incertezze, come il magma che ribolle sottoterra, a pochi chilometri da lei. Quando i genitori vengono a trovarla per un breve soggiorno, il loro arrivo coincide con un’improvvisa eruzione del vulcano. E mentre una colonna di fumo, cenere e lava inizia a uscire dalla bocca del Puy de Lúg, i protagonisti si trovano bloccati tra le mura di casa, in un tempo sospeso che sovverte ruoli e sicurezze, paure e desideri. Scritto in una lingua nitida e forte, capace di trascrivere le emozioni, La memoria della cenere racconta di una rinascita, di un’anima che si rigenera, alla ricerca di un fragile, delicato equilibrio con le verità impassibili che governano la vita.

 

In questa settimana di fine gennaio il freddo sta stringendo la sua morsa di giorno in giorno sempre di più. Mi ero piacevolmente abituata a queste giornate piuttosto miti per essere inverno, anche se è questo il clima che dovrebbe costituire la normalità. Accolgo abbastanza con il sorriso i fiocchetti che stanno cadendo dal cielo lattigginoso, mi ricordano la mia ultima lettura: La memoria della cenere di Chiara Marchelli, romanzo in cui però a cadere dal cielo non è la neve bensì la cenere.

 

Imparerò i profumi dell’aria. Per ora è un misto generico di bosco e prati, a tratti familiare. Senza la cuspide della vegetazione di montagna dove sono nata, senza la dolcezza rancida del mare tra gli scogli, diverso dalla composizione infantile della campagna che conosco, fatta di legno bruciato, terra fradicia di nebbia, rosmarino, burro e carne al fuoco d’inverno, oppure campi di grando, marmellata di prugne, caffelatte, sudore, pesche e albicocche d’estate.

 

La memoria della cenere è un romanzo molto particolare, in cui ci si immerge nell’animo umano a 360 gradi, si scava nelle emozioni più torbide che emergono prepotenti di fronte all’incertezza in cui sono immersi i protagonisti. Tutte queste emozioni, talvolta contrastanti, scavano bramose di emergere e manifestarsi per sconvolgere l’apparente tranquillità. Sia nell’eventualità che portino il caos oppure che si rivelino portatrici di un nuovo ordine, si condensano in rivoluzione, novità, rinascita. Un’esplosione, da cui nasce un nuovo punto di partenza, nuove possibilità, nuove strade da percorrere. Un evento imprevisto che scuote la monotonia e l’immobilità delle giornate. Il romanzo infatti si è rivelata una lettura placida, tranquilla, lenta, ma è proprio così che deve essere per permettere al lettore di assaporare ogni sfaccettatura delle sensazioni ed emozioni provate dai personaggi. Lo stile di scrittra di Chiara Marchelli è molto ricercato e ben strutturato, descrive minuziosamente l’ambientazione dove siamo immersi e soprattutto traccia un complesso percorso interiore per ogni personaggio. Nonostante la vicenda sia poco dinamica, l’autrice spinge e invoglia il lettore a scoprire dove porterà il percorso della protagonista e voce narrante, Elena. Grazie a tematiche davvero molto interessanti e anche grazie all’affascinante forza della Natura, siamo tenuti dolcemente in bilico, con il fiato sospeso fine alla fine del romanzo.

 

A me piace, come mi piace il fatto che i proprietari non abbiano messo un televisore. Ci sono mazzi di carte e giochi da tavolo accatastati in fondo al locale: dama, scacchi, Risiko, Monopoli, domino, backgammon. Il bancone è enorme, occupa mezzo bar. Hanno sbagliato le misure, dice Patrick, o avevano grandi ambizioni.

 

Elena è una scrittrice, una ex sportiva professionista che non ha mai abbandonato la corsa, dall’Italia si è trasferita a New York, dove vive. Ed è proprio qui, nella metropoli, che una sera viene improvvisamente colpita da un aneurisma celebrale. Sì, improvvisamente. Un momento prima era in perfetta forma e l’attimo dopo era svenuta sul pavimento. Il suo fisico forte e sportivo, la prontezza del compagno a chiamare un’ambulanza e la tempestività dei soccorsi hanno fatto sì che Elena sia sopravvissuta a questo attacco del destino. Da quel momento iniziò per lei un lungo e tortuoso cammino verso una nuova consapevolezza di sé stessa, Elena prima dell’aneurisma non era la stessa persona di Elena dopo l’aneurisma. La lunga riabilitazione, la fortuna nell’essere sopravvissuta, la fortuna che tutti siano intervenuti prontamente, la fortuna di non aver subito danni permanenti. Ma possiamo realmente parlare di fortuna? Insomma, certo sopravvivere ad una patologia così grave ed improvvisa senza riportare danni permanenti è una fortuna, davvero, ma credo sia comunque d’obbligo menzionare la sfortuna, la sfortuna di non aver fatto scattare particolari campanelli di allarme, la sfortuna di pensare di essere sani, tranquilli, giovani, intoccabili al momento.

 

Ecco: fare la spesa nel quartiere, quel pomeriggio di autunno, il primo giorno di ora solare, quando, poco prima del tramonto, era cominciato a piovere e io avevo un sacchetto di carta con del pane dentro, e mi ricordo di aver pensato che il pane si sarebbe bagnato. Podo dopo aveva smesso ed era venuto fuori l’arcobaleno.

 

Dopo un lenta, dura e non completa ripresa Elena e il suo compagno Patrick decidono di lasciare la terra delle opportunità e ritornare nella vecchia Europa, in Francia, più precisamente in un piccolo paesino collocato nell’altipiano governato dal vulcano Puy de Lúg. Elena si ritrova in una realtà completamente diversa in cui ricominciare, in un paesino ancora molto bigotto e poco incline al cambiamento. All’ombra del vulcano la mente di Elena è un subbuglio: idee, pensieri, paure, passioni, incertezze ribollono, insistenti e prepotenti, l’uno sull’altro senza ordine e precisione, come il magma nelle viscere della terra, pronti per esplodere e manifestarsi in un’improvvisa eruzione. Chiara Marchelli ci fa tuffare a 360 gradi nella protagonista, è come se provassimo in prima persona quello che prova Elena, rievocando il passato, particolari esperienze e l’incertezza a causa di ciò che è successo di poterle rivivere in futuro. Riflessioni sul passato, sul presente e sul futuro affollano la mente della protagonista. Riuscirà Elena a ritrovare l’ispirazione per scrivere di nuovo? Le sue storie avranno un sapore diverso?

 

Riposo assoluto, hanno detto i medici, rimettersi da questa fiacchezza senza fondo. La gradualità, aspettare di sistemarci qui, che io ritrovassi le energie minime per stare alzata, fare le scale, le prime passeggiate.

 

Arrivano in visita dall’Italia i genitori di Elena, si fermano qualche giorno per assicurarsi che la loro figlia stia bene, si stia riprendendo e sperando magari di doverla salvare da quel posto dimenticato, di poterla portare con loro ad Aosta e proteggerla ancora. C’è un personaggio della storia apparentemente silente, un personaggio grande, vecchio e maestoso che se inziasse a parlare piegherebbe tutti al suo volere, il Puy de Lúg. Il vulcano da tempo silente decide di farsi sentire, di manifestarsi e mostrare la forza della natura. Iniziano ad evaquare i dintorni, cenere e fumo ricadono dapperttutto mentre aerei, treni e autostrade vanno in blocco; una parola della natura e tutto si ferma, siamo così piccoli e impotenti di fronte a forze così grandi e antiche. I genitori di Elena sono costretti a rimanere fino a che l’emergenza sarà terminata, o meglio fino a che lo deciderà il Puy de Lúg, inizia così una convivenza forzata, poco a poco in casa l’aria si fa incandescente e soffocante, tra questioni non dette, paure ed incomprensioni; situazioni scomode, controverse che è tempo di affrontare emergono dalla cenere sotto cui erano celate.

 

Dopo un aneurisma le funzioni cerebrali sono interrotte e ci vuole tempo per recuperare il funzionamente regolare delle reti di neuroni.
La guarigione richiede tempo. Un processo lento, graduale. Il cervello che deve reimparare ciò che era acquisito: mangiare, dormire, parlare. camminare. Tutto.

 

La memoria della cenere è un romanzo che all’apparenza può sembrare placido, ma coinvolge il lettore in un’esplosione di emozioni, lo trascina in un vortice di riflessioni grazie alle tematiche affrontate dalla vogorosa voce di Chiara Marchelli.

 

 

 

 

 

 

Desclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di NNEditore per la copia omaggio

 

May the Force be with you!
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