Let’s talk about: Farfariel. Il libro di Micù di Pietro Albì (Uovonero)

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La mia giornata si tinge di mistero con “Farfariel. Il libro di Micù” di Pietro Albì, un romanzo di formazione dove il grottesco incontra il fantastico, pubblicato da Uovonero l’anno scorso.

Data di uscita: 29 Novembre

Acquistalo subito: Farfariel. Il libro di Micù

Editore: Uovonero
Collana: I geodi

Prezzo: € 16,00
Pagine: 276

Canzano, Abruzzo, 1938: Micù ha dieci anni ed è rimasto zoppo a causa della poliomielite. Ogni mattina si sveglia affannato e in preda agli incubi. Diverso dagli altri, Micù cerca di trovare il suo posto in un ambiente ostile, che non capisce la sua condizione: tutti i giorni, oltre alla salute cagionevole, deve affrontare le prese in giro dei compagni, le superstizioni dei paesani e la diffidenza del padre verso la scuola. Intanto Micù cerca di aiutare l’adorato Tatà, il nonno taciturno con un ambiguo passato da migrante in Lamerica, nella sua misteriosa ricerca fatta di scavi e di ricordi sepolti. Ma l’arrivo di Farfariel, uno strano diavolo dalle intenzioni poco chiare – che ha addirittura il potere di intromettersi nella scrittura del libro che racconta la sua stessa storia! -, mischierà tutte le carte in gioco e lo costringerà ad affrontare i suoi limiti e le sue paure. Nel paesaggio contadino di un’Italia arcaica e dialettale fanno capolino gli abitanti di Canzano, in una narrazione corale e piena di vitalità. Una storia fantastica e profondamente umana, che affronta tematiche come il bullismo, il diritto allo studio, l’emigrazione, la xenofobia, la resilienza.

Ci sono storie dinamiche e personaggi in grado di bucare la dimensione di carta, emergere e prendere le redini della situazione, attirare l’attenzione di chi legge solo su di loro. Ci sono altri invece a cui non basta avere la luce dei riflettori sotto di sè, vogliono di più, essere le voci narranti di peculiari avvenimenti dal loro punto di vista, irriverente e unico, qualcosa che non lasci spazio all’immaginazione e che porti il lettore a seguire il loro filo conduttore, quel tanto che basta per buttare l’amo e arpionare il malcapitato di turno che ignaro del tipo di storia si avvicina alla sua nuova lettura con un misto di curiosità e senza sapere che presto sarà folgorato da quello che leggerà.

È quello che mi è successo avventurandomi tra le pagine di “Farfariel. Il libro di Micù”, che con il suo aspetto grottesco e le sue dimensioni imponenti mi ha incuriosita a tal punto da tuffarmi senza leggere le avvertenze, ma una volta intrapreso il viaggio tornare indietro è stato impossibile, Farfariel aveva già innescato una reazione a catena. È bastato perdermi tra i suoi appunti e la sua versione della storia per scoprire il vivido affresco di una cittadina abruzzese in un periodo storico difficile come quello del 1938, ricco di credenze popolari e superstizioni, terreno fertile in cui un bambino, Micù, affetto da poliomielite, che oltre a combattere la sua battaglia con la malattia deve affrontare un altro tipo di malessere, il bullismo.

Pietro Albino Di Pasquale in arte Pietro Albì è riuscito a distillare gli usi e i costumi della sua terra, Canzano, trasformando il suo romanzo in un portale dal quale è possibile visitare il luogo nel passato, con una storia che si tinge di macabro e orrore in una novella che plasma un percorso di formazione, ci permette di vedere l’evoluzione di un personaggio e di apprezzarne non soltanto la sostanza ma anche ciò che lo circonda.

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La storia viene raccontata dai vincitori, di solito, ma questa volta abbiamo una voce alternativa che permette a chi legge di vedere ogni cosa quasi come se fosse sotto al microscopio, una piccola fetta di terra che prende vita grazie ai suoi abitanti, alle loro abitudini e al modo in cui interagiscono fra di loro e poco a poco si scopre così il vero volto del romanzo, che da una parte mostra l’Italia negli anni del fascismo mentre dall’altra una storia fittizia, un delirio che esplode in tutta la sua cupa essenza, mostrando il dolore e la sofferenza che si intreccia alla superstizione popolare, quella che vede ogni male come qualcosa di superiore, chi come un demonio e chi come una punizione divina, ma è sempre lì tra le due che si cela la risposta.

In tutto questo c’è Micù che prova a sopravvivere nonostante la sua malattia, il peso dei bulli a scuola, la situazione, la sua voglia di emergere e il tormento di un diavoletto che con delle piccole note a margine o attraverso veri e propri capitoletti brevi arricchisce la storia di quei dettagli che possono sembrare superflui ma che alla lunga si rivelano essere necessari per comprendere appieno la storia e non soltanto ciò che ha scelto di raccontare l’autore.

Ma chi è davvero Farfariel? C’è chi direbbe l’invenzione di un folle, per Micù il riflesso cupo di un essere infernale che nel suo tormentare cela le sue vere intenzioni, quelle che si apprendono leggendo e che permettono di vederlo sotto una nuova luce, come un bardo che mette in ombra la penna dell’autore con la cupa melodia del suo mandolino

Uovonero ancora una volta dimostra le sue doti da artigiano regalando al lettore un volume curato nei minimi dettagli, arricchiti da foto e dando voce a un personaggio immaginario che nella sua storia sembra molto più reale di quanto dovrebbe essere e questo denota l’amore per la narrativa destinata non solo ai più piccoli ma anche ai più grandicelli. 

“Farfariel. Il libro di Micù” è una storia raccontata a “quattro mani”, due fatte di carne e le altre fatte di superstizioni e credenze che affondano le radici nel lato oscuro della storia.

“E la nuova sensazione che lo attraversò era peggio della paura: un arcobaleno macabro con tutti i colori funesti della disperazione, del dolore, dello sconforto; e tutto intorno a sè fu nero, più nero di una notte senza luna e senza stelle”

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Uovonero per la copia omaggio.

 

May the Force be with you!
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