#proiettilidicarta: Il traditore della mafia di Vito Bruschini

Ritorna in libreria uno degli autori che, romanzo dopo romanzo, continua ad intrappolarmi in storie intriganti, raccontate con uno stile penetrante, Vito Bruschini. Con “Il traditore della mafia” attinge dalla realtà per narrare la storia di Cosa Nostra, riducendola a un uomo, colui che ha tradito una complessa organizzazione pagando la sua testimonianza a caro prezzo.

Data di uscita: 23 Maggio

Acquistalo subito: Il traditore della mafia

Editore: Newton Compton Editori
Collana: Nuova narrativa Newton
Genere: Thriller

Prezzo: € 5,99 | € 9,90
Pagine: 280

Il maxi processo di Palermo si conclude con 19 ergastoli e oltre 2665 anni di condanna alla detenzione. Alla base del gigantesco dispositivo giudiziario per la prima volta apertamente in lotta contro Cosa Nostra, ci sono le rivelazioni di un solo uomo. Questa è la storia del boss pentito più famoso al mondo: Tommy Branciforte. La sua testimonianza ha la forza dirompente di una bomba atomica all’interno dell’organizzazione mafiosa, ormai completamente nelle mani degli stragisti corleonesi, colpevoli – secondo Branciforte – di aver tradito lo “spirito” mafioso. Dopo che i suoi familiari vengono massacrati, Tommy sceglie di mettersi nelle mani di un magistrato, svelandogli la complessa struttura della cupola e profetizzando la morte dello stesso giudice. Questo romanzo traccia un ritratto vivido e originale del protagonista, perché lo ritrae nella vita quotidiana, sia nelle sue vesti di boss che in quelle di marito, amante e padre. Il tradimento di Tommy Branciforte non verrà mai dimenticato e una caccia spietata e instancabile lo perseguiterà fino alla fine dei suoi giorni.

Vi avevo già parlato di Rapimento e riscatto , uno dei rapimenti più famosi della storia, trasposto con maestria sulla carta da Vito Bruschini. L’anno scorso poi è toccato a “Miserere. Attentato in Vaticano”, romanzo che mi ha catturata per la storia e il modo con cui l’autore ha scelto di raccontare una vicenda complessa, la difficile vita di un sicario e dell’ingrato compito che doveva portare a termine. Non c’è due senza tre, si suol dire, ed è per questo motivo che oggi parlare nuovamente di Bruschini è un piacere. 

Romanzo dopo romanzo è diventato una certezza, la consapevolezza che non importa cosa scelga di raccontare l’importante è che lo faccia perché il risultato sarà sempre lo stesso: volente o nolente si finirà per perdersi tra le pagine, tornando indietro nel tempo, fermandosi al preciso istante in cui tutto ha inizio, a quel respiro che separa un cecchino dal suo bersaglio o una voce che come un nastro parte, si diffonde nella stanza, e racconta di quanto temibile fosse la mafia nella speranza di liberarsi dal peso che ormai aveva corroso un uomo tanto da portarlo dall’altra parte, a temere le conseguenze che avrebbero portato con sè le sue parole. Questo è “Il traditore della mafia”. 

Ho avuto come la sensazione di trovarmi in una stanza spoglia, dove al centro c’era solo un tavolo con una sedie e un vecchio registratore. Non ho resistito a premere sul pulsante “play” per far partire la registrazione all’interno ed è lì che è cominciato il mio viaggio verso Cosa Nostra, partendo dalle origini, dal vero significato di mafia e dai suoi due pilastri, il silenzio e l’omertà che reggevano un mondo che ha finito per corrodere ciò che aveva attorno, lasciando soltanto terra bruciata e una scia di sangue.

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Il boss dei due mondi continua a raccontarsi e il suo percorso si delinea nella mia mente grazie alla bravura di Bruschini che riesce sempre a raccontare la storia in una maniera intrigante, che affascina e coinvolge chi si avventura nei suoi romanzi, dove i personaggi mutano, riflettono e si mettono a nudo. Come in questo caso, la figura di uno dei più temibili boss è la guida per comprendere un meccanismo intricato come Cosa Nostra, il modo di agire e i traffici dietro le quinte di cui tutti sapevano ma preferivano non parlare, ben ricompensati per il silenzio o freddati a sangue freddo se non erano corrompibili. 

Tutto questo si riduce a una briciola, a colui che ne ha fatto parte, un uomo ormai logoro nell’animo e che non ha retto più il peso delle sue azioni e quelle di chi ha fatto parte della stessa organizzazione che un tempo rispettava e che si è trasformata fino a diventare qualcosa di disonorevole, qualcosa di cui si vergognava. La confessione non sempre porta alla liberazione. Bruschini riesce a caratterizzare magistralmente il suo personaggio, mostrandolo a tutto tondo, senza tralasciare alcuna sfumatura, neanche il dissidio interiore che vive fino alla fine, quando continua a sentirsi traditore e non traditore allo stesso tempo. 

Questo è un romanzo che come ho detto attinge da fatti reali, ai quali Bruschini da nuova vita mescolandoli alla sua bravura come narratore e ci regala una storia cupa, rievoca il maxi processo e permette a chi legge di viaggiare attraverso il tempo, scoprire cos’era realmente Cosa Nostra, seguendo le briciole lasciate lungo il sentiero.

“Il traditore della mafia” è un viaggio nella storia di un uomo, uno squarcio nella verità, raccontato con la voce di chi ancora una volta riesce a centrare il suo bersaglio.

«Prima mi chiamavano “il Pacificatore”, poi sono diventato per tutti “il Traditore”.»

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Newton Compton Editori per la copia omaggio.

 

May the Force be with you!
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