Music Monday: Jojonium #1 di Hirohiko Araki (Star Comics)

Si riparte con un nuovo music monday. Oggi parliamo di “Jojonium“, che in tre volumi ripercorre la prima serie firmata di Hirohiko Araki, “Le Bizzarre Avventure di JoJo” ( pp. 260, 15,90€), edito da Edizioni Star Comics e tradotto da E. Serino.

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C’è qualcosa di intrigante nel tratto di Hirohiko Araki, padre de “Le Bizzarre Avventure di JoJo”, qualcosa che mi affascina e al tempo stesso mi incuriosisce. Da Phantom Blood il mangaka è andato delineando il suo stile fino ad arrivare al fenomeno che oggi conosciamo, quelle pose innaturali e stravaganti, gli outfit che risaltano e i personaggi stessi. Niente passa inosservato quando si tratta di Araki ed è uno dei motivi per cui continua ad incuriosirmi, il modo in cui gioca con i contrasti e con i colori mostra una mano esperta che non ha mai avuto paura di osare per raccontare l’eterna lotta fra bene e male, già ben evidente dalle basi della serie.

Non c’è modo migliore di cominciare la settimana se non con questo maxi volume uscito ad ottobre per Edizioni Star Comics che riporta sulla scena la prima serie di JoJo, Phantom Bloodin tre grandi tomi spettacolari. Basta guardarli per volerli. Tavole a colori e il black and white classico mostrano la storia di Jonathan Joestar e Dio Brando, diversi come il giorno e la notte, “costretti” a vivere sotto lo stesso tetto per una promessa di Lord Joestar fatta a quello che credeva essere il suo salvatore, il padre di Dio.

Se l’anime avesse avuto la premessa del manga, ovvero la storia del popolo del sole avrebbe reso chiaro fin dall’inizio il vero volto della storia. Tra il XII e il XVI secolo, infatti, la civiltà azteca era solita praticare sacrifici in nome della maschera di pietra, questo particolare oggetto in grado di donare la forza del vero dominatore e l’immortalità al suo possessore, si trattava di offerte volontarie in nome di una causa più grande, eppure, il clan si estinse lasciando soltanto un cumulo di macerie come testimonianza della loro esistenza.

L’oggetto sembrava essere perduto fino a quando non viene ritrovato in uno scavo archeologico. Lord Joestar e la sua famiglia stavano facendo ritorno a casa quando la carrozza è precipitata mettendo fine all’esistenza di sua moglie e rivelando il misterioso contenuto della valigetta del padre di JoJo: la maschera di pietra. Gli unici superstiti sono lui e suo figlio e credendo che il padre di Dio Brando fosse lì per aiutarli decide di ricompensarlo. Era il 1868, l’anno peggiore una decisione come questa, soprattutto se si considera che è stato effettivamente l’anno in cui il male ha iniziato ordire le sue trame per combattere la più antica della guerre.

Dodici anni più tardi, alla morte del padre, Dio Brando decide di “intascarsi” la ricompensa e vivere una vita più agiata dai Joestar con un piano ben preciso in mente. La vita di Jonathan viene quindi stravolta all’arrivo di Dio, un ragazzo che avrebbe potuto essere suo fratello, ma che invece sceglie la via del male, decide di torturare JoJo privandolo di ogni briciolo di felicità: dall’affetto di suo padre, i suoi piccoli successi, l’amore e infine il suo fedele compagno, il cane con il quale è praticamente cresciuto. Non importa come o quando, appena JoJo crede di vedere un raggio di luce Dio è pronto a strapparglielo via.

La maschera di pietra gioca un ruolo fondamentale in questa storia, anche se per il giovane Dio Brando all’inizio non era altro che l’ennesimo tesoro da rubare, questo terribile manufatto non solo cela un potere demoniaco al suo interno ma è anche il geniale espediente narrativo che l’autore decide di usare per dare vita alle vicende di JoJo, all’incessante lotta contro il fratello acquisito, un avversario fuori dal comune e che incarna ogni sfumatura di male conosciuta. 

Come ho detto, l’eterna lotta tra bene e male è ben evidente. Da una parte abbiamo JoJo e la sua purezza/ingenuità, un giovane ragazzo che cerca la parte migliore in ogni persona che incontra, anche se nella vita di tutti i giorni è spesso l’oscurità a muovere i personaggi più loschi, così vuoti e avidi di potere. Non si tratta più di sopravvivere quanto di schiacciare chiunque, questo è Dio Brando, la cattiveria nella sua più cruda essenza.

I personaggi di Araki non soltanto sono la personificazione del bene e del male espressi nel loro significato più assoluto, ma sono anche fisicamente perfetti, quasi a simboleggiare che così come Dio Brando è il modello perfetto di male allo stesso modo JoJo è l’esempio perfetto della purezza e della bontà, due estremi che seppur diversi coincidono nella loro definizione di perfezione estetica.

Senza ombra di dubbio questo è volume che fa gola ai fanatici della serie quanto a chi vorrebbe avvicinarsi allo stravagante mondo di Hirohiko Araki. 

Il caffè non mi basta. Questo lunedì mi tengono compagnia anche i Muse e le loro canzoni, a rotazione. La giornata sarà lunga, meglio prepararsi prima di crollare.


Per questo appuntamento è tutto. Alla prossima!

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Edizioni Star Comics per la copia omaggio

 

 

 

 

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