Let’s talk about: Ai sopravvissuti spareremo ancora di Claudio Lagomarsini

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Il passato bussa alla porta e il presente perde di significato, si frantuma, e le pagine di quaderni diventano il solo appiglio al quale aggrapparsi. Oggi parliamo di “Ai sopravvissuti spareremo ancora”, l’esordio di Claudio Lagomarsini, pubblicato da Fazi Editore il 23 gennaio.

Data di uscita: 23 Gennaio

Acquistalo subito: Ai sopravvissuti spareremo ancora

Editore: Fazi Editore
Collana: Le strade
Genere: Narrativa
Pagine: 240
Prezzo: € 16,00

Una “tragedia della porta accanto” dai toni alti e trasfigurati. Il ritratto lucido e impietoso di un mondo al tramonto visto con gli occhi di un ragazzo, impotente di fronte alla realtà in cui si trova a vivere.
Un giovane è costretto a tornare nel paese d’origine per vendere la casa di famiglia: è un ritorno doloroso così come lo è il ritrovamento di cinque quaderni scritti molti anni prima dal fratello maggiore Marcello. Leggendoli per la prima volta, il ragazzo, ormai uomo, ripensa all’estate del 2002 quando i due fratelli vivevano ancora insieme, con la madre e il compagno della donna, soprannominato Wayne. La loro casa era stretta tra quella della nonna materna e quella di un uomo, soprannominato il Tordo. Nei quaderni, Marcello racconta molte cose di quell’estate: le cene all’aperto, le discussioni furibonde tra il Tordo e Wayne, la relazione amorosa tra la nonna e il Tordo, il rapporto conflittuale tra la madre e la nonna. Fra i vari episodi riportati nel diario, uno in particolare sarà quello che scatenerà la serie di eventi che porteranno all’inaspettato e drammatico epilogo.

Nel momento in cui il Salice torna nella vecchia casa di famiglia il passato riemerge, lo attende, pronto a saldare il debito. E poco importa che sia doloroso il ritrovarsi in una dimora popolata da fantasmi, il suo unico compito è quello di disfarsi di tutto, il più presto possibile, per fare spazio a una nuova famiglia, qualcuno che possa mettere nuove radici, dove un tempo il terreno era marcio. 

Un compito rapido però si trasforma in un vero e proprio incubo quando il Salice si accorge di camminare su un terreno minato, un passo falso potrebbe decretare la fine del suo presente, desaturato e privo di spessore. Si prende il suo tempo, decretando la morte di tutto quasi come se fosse uno shinigami, ma quando una vecchia scatola viene aperta, il suo contenuto — i quaderni di suo fratello Marcello — mettono fine a ogni tentativo di resistenza. Una volta aperto, quel vaso di Pandora, riversa su quel presente già insipido verità mai raccontate, viste da uno sguardo inaspettato, quello del sangue del suo sangue.

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Se da una parte il Salice ha paura di ciò che potrebbe scoprire, dall’altra come per chi legge — non può fare a meno di andare avanti, di tuffarsi a capofitto tra i pensieri di Marcello, lasciando che sia la sua voce a prevalere su tutto, annullando la realtà circostante e dimenticando del tutto il vero motivo per il quale è ritornato dove è tutto cominciato. Comincia così un viaggio crudo e doloroso che ferisce, mostra un altro altro della storia che conosceva il Salice, uno dove un emarginato racconta della sua terra senza filtri e senza freni, trascinando il lettore in un flusso di coscienza che ha dell’incredibile.

Claudio Lagomarsini analizza la mentalità retrograda di un piccolo paese, una visione del mondo filtrata attraverso il poco che permea oltre i confini del paesello, dando voce a due personaggi, due fratelli che si incontrano per la prima volta nel presente, un dialogo che avviene in tempi diversi nel quale uno ascolta l’altro che può solo parlare. Un racconto narrato attraverso due diverse epoche, filtrato attraverso la percezione del passato nel nostro presente, un monologo che si trasforma in dialogo solo dopo che i quaderni vengono aperti.

Spontaneo, ma incisivo, Lagomarsini racconta di violenza e sessismo con una prosa accattivante,  il passato bussa alla porta e il presente perde di significato, si frantuma, e le pagine di quaderni diventano il solo appiglio al quale aggrapparsi. L’autore dipinge il ritratto di una famiglia soffermandosi sui retroscena che il Salice non ha mai notato e che ora, conoscendo la verità, piombano nel suo presente come una secchiata di acqua gelida. Un debutto interessante, una voce dal tratto unico e un finale tagliente.

«Mi aggiro tra le scatole come un angelo della morte, sbuffando come un treno a vapore. L’insofferenza e il fastidio di essere qui prevalgono sulla nostalgia. Segno croci rosse senza misericordia».

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Fazi Editore per la copia omaggio.

 

 

 

May the Force be with you!
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