The Whispering Room: Canto è [R]Esistenza di Gerardo Magliacano

 

Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare. Apprendi dagli audaci, dai forti, da chi non accetta compromessi, da chi vivrà malgrado tutto. Alzati e guarda il sole nelle mattine e respira la luce dell’alba. Tu sei la parte della forza della tua vita. Adesso svegliati, combatti, cammina, deciditi e trionferai nella vita; Non pensare mai al destino, perché il destino è il pretesto dei falliti.
(Pablo Neruda)

 

Eccoci qui con una nuova uscita della nostra rubrica The Whispering Room, siete pronti per partire per una nuova scoperta? Protagonista di oggi è Canto è [R]Esistenza un’opera di Gerardo Magliacano.

L’autore ci anticipa: Il titolo dell’opera è ispirato a un verso de I sonetti a Orfeo di R. M.
Rilke, «Gesang ist Dasein», canto è esistenza, canto è “esser-ci”, l’essere-noi-qui-ora, una corale
polifonica, senza voci soliste o fuori dal coro, intonate e in accordo, a cantare la nostra R-Esistenza, d’individui e di popoli. Inoltre, prende spunto da un passo de La Nascita della Tragedia di F. Nietzsche: “Cantando e danzando, l’uomo si mostra come membro d’una superiore comunità: hamdisimparato il camminare e il parlare ed è sulla via di volarsene in cielo danzando [e cantando].” Il titolo, pertanto, traduce l’intento di ritrarre figure salvifiche, una sorta di ‘oltre-umanità’, e non di superuomini, disciplinata e incorruttibile che possa rappresentare l’alternativa al totalitarismo massificante d’ ‘0 Sistema.

 

Editore: Robin Edizioni
Data di uscita: 4 giugno 2020
Pagine: 90
Prezzo: 10.00 € 

Attraverso le voci di dissenso della nostra epoca, Magliacano compone, canto dopo canto, il manifesto di una nuova Resistenza, che si è “rifatta carne”, carne del mondo, cui i neopartigiani, con le loro gesta, hanno dato gambe e fiato; hanno dato un volto e un’anima. Pagina dopo pagina, si delinea l’immagine di una Resistenza che è rivoluzione costante; è lotta indefessa, senza tregua e senza indugio; è sopravvivenza; è il sacrificio di un’intera esistenza, consacrata alla libertà, alla giustizia e alla verità. È memoria e coscienza. L’opera passa in rassegna una schiera di vite, di (r)esistenze esemplari: dai “Vivi” – canti dedicati ad attivisti combattenti, che ancora lottano per difendere una terra, un’ideologia, un’etnia, un principio – ai “Morti” – biografie in versi di eroi e martiri della contemporaneità, tra i meno celebrati -, passando per le grandi incognite della vita – idee per cui lottare, per cui morire -, fino ai partigiani in quarantena. Il testo, un insieme d’instant book, si apre con l’eroica provocazione di “Ammazzateci tutti” e si chiude con un congedo sussurrato ad libitum. Inoltre, l’autore, dalle pagine del libro, scaglia le sue filippiche contro mafiosi e imprenditori collusi che hanno ridotto il Bel Paese in “poderi”, in appezzamenti di terre dei fuochi; accusa, denuncia i mali pandemici del nostro tempo, mentre ha già definito figure salvifiche, ha già testato l’antidoto, l’antivirale. Il titolo dell’opera è ispirato a un verso de I sonetti a Orfeo di R. M. Rilke, «Gesang ist Dasein», canto è esistenza, canto è “esser-ci”, l’essere-noi-qui-ora, una corale polifonica, senza voci soliste o fuori dal coro, intonate e in accordo, a cantare la nostra R-Esistenza, d’individui e di popoli. Prefazione di Ciro Corona.

 

#Bottaerisposta

 

 

  • Come è nata l’idea di Canto è [R]Esistenza?

L’opera è stata ispirata da un verso de I sonetti a Orfeo di R. M. Rilke, «Gesang ist Dasein», canto è esistenza, canto è “esser-ci”, l’essere-noi-qui-ora, pertanto esistere è, al tempo stesso, resistere, sia come individui sia come popoli. Inoltre, prende spunto da un passo de La Nascita della Tragedia del filosofo tedesco Nietzsche: “Cantando e danzando, l’uomo si mostra come membro d’una superiore comunità: ha disimparato il camminare e il parlare ed è sulla via di volarsene in cielo danzando [e cantando].L’idea, quindi, traduce l’intento di ritrarre figure salvifiche, una sorta di ‘oltre-umanità’ e non di superuomini, disciplinate e incorruttibili che possano rappresentare l’alternativa al totalitarismo massificante d’ ‘0 Sistema capitalistico.   Infine, vuole essere un omaggio alle nuove Resistenze, a partire da (R)Esistenza anticamorra di Scampia, il cui presidente, Cavaliere della Repubblica Ciro Corona, ha voluto sostenere e onorare le mie pagine di resistenza con la sua Prefazione.

 

 

  • Cosa significa per lei Resistenza?

C’è una poesia, un canto di [R]esistenza che si intitola “Vilipendio alle parole”, in cui accuso l’oltraggio perpetrato nei confronti delle parole, piegate ad assumere significati che non le appartengono. Credo che la Resistenza, il suo significato, sia contenuto nella parola stessa. Trattare con rispetto i vocaboli  è la prima forma di Resistenza. Al di là del significato storico che il lemma ha assunto, io parto dal suo significato etimologico e poi scientifico. Prima di tutto è uno”stare fermo”, il non indietreggiare, ma opporre una forza uguale, magari superiore, e contraria a ciò che annienta o massifica coscienze ed esistenze. È uno “stare fermi” dinanzi alle ingiustizie, ai soprusi, ai… Non voltarsi dall’altra parte, ma opporre, appunto, la propria resistenza, in termini innanzitutto scientifici e poi anche storico-sociali. La resistenza, come nel caso di quella elettrica, la proprietà fisica dei materiali, è la capacità di opporsi al flusso della corrente che rischia di travolgere tutto e tutti. Come sosteneva il Galileo di Brecht: “Scopo della scienza –  io dico della Resistenza – non è tanto quello di aprire una porta all’infinito sapere, quanto quello di porre una barriera all’infinità ignoranza”, alla cieca ignoranza del capitalismo.

 

 

  • Quale passo le sta più a cuore della sua opera? Come mai?

Sono tanti i versi, i passi del libro che mi stanno a cuore. Il libro è stato pubblicato in piena pandemia, per questo è intriso delle emozioni, dei sentimenti che hanno caratterizzato questo momento storico che stiamo vivendo. Nel canto “Quarantena da partigiano” scrivo, ripensando alla lezione gramsciana, di cantare di e per “chi ha trovato il suo nutrimento / E inaugura un nuovo Umanesimo / Un altro Rinascimento […] Per un’ineluttabile generazione: / ‘pessimista con l’intelligenza, / Ma ottimista’ nell’azione. […] / Canto in emergenza / Da una quarantena, / Canto di chi parteggia! / il peso morto della storia: l’indifferenza”. Solo l’indifferenza, l’apatia non è contemplata nella mia opera, tutta gronda di pathos: ogni verso un battito. Ad ogni modo, alcuni passi di “Empate’, una sorta d’inno ambientalista, sono quelli che più hanno stimolato il mio Muscolo a pompare sangue:

“Lègami!

Se sono troppo grande per abbracciarmi,

Allora legati.

Stringi altre mani e cucile insieme:

Intrecciale

E forma un’enorme corda umana.

E abbracciami!

Abbraccia la foresta,

Affinché deserto non divenga una savana.

[…]

Parlami!

Se non ti ascoltano, parla loro.

Se continuano a non farlo,

Unisci la tua voce ad altre voci,

E fanne un coro.

Ordiscile in un canto

E lascia che il suono

Ricordi loro chi sono.

Che nessuno è un’ascia,

Nessuno è un conto:

Siamo tutti seringueiro

E di questo la Natura

Ne terrà conto.”

 

 

  • Quale messaggio vorrebbe trasmettere ai lettori con la sua opera?

Nessun messaggio, solo un invito: Cantare!

 

 

  • Quali sono i suoi progetti per il futuro?

A marzo uscirà il mio nuovo romanzo, che fa parte di un progetto molto più ampio. Si tratta del secondo volume di una tetralogia dedicata ai quattro elementi primordiali. Nel 2018 è uscito il primo volume, rivolto alla terra – “Servi della Gleba” –, un romanzo di denuncia, contro chi ha ridotto la (nostra) terra in poderi e in discariche a cielo aperto. Il secondo sarà dedicato all’acqua, lottizzata e inquinata fino alle falde.  Sul fronte della poesia ho appena terminato il mio Canzoniere di lotte e di rivolte. E poi… e intanto vi auguro una Buona [R]Esistenza!

 

 

 

 

 

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