#proiettilidicarta: Delitto a Villa Fedora di Letizia Triches (Newton Compton)

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Luci, camera, azione! Oggi per Newton Compton Editori esce il nuovo giallo di Letizia Triches, Delitto a Villa Fedora, un crudo delitto commesso tra le mura della casa dello scenografo Alberto Fusco.

Data di uscita: 14 Novembre

Acquistalo subito: Delitto a Villa Fedora

Editore: Newton Compton Editori
Collana: Nuova narrativa Newton
Genere: Giallo

Prezzo: € 3,99 | € 9,90
Pagine: 384

Roma, ottobre 1992. A Villa Fedora, nel quartiere Coppedè, viene allestito il set cinematografico per un film sulla vita di Alberto Fusco, famoso scenografo e proprietario dello stabile, morto da diciotto anni. Tutti i componenti della famiglia sono coinvolti nella produzione. Nel pomeriggio di un’umida giornata autunnale, Liliana Fusco, che sin da giovane fu l’assistente di Alberto e poi ne sposò il figlio, è sola nella villa. Sono all’incirca le otto e trenta di sera quando il suo corpo viene ritrovato, massacrato con una ferocia inaudita. Alcune stanze della villa sono state messe a soqquadro, ma mancano segni di effrazione. Cosa cercava l’assassino? La casa contiene soltanto oggetti appartenuti ad Alberto Fusco. Cosa può avere spinto l’omicida ad agire a quasi vent’anni dalla sua morte? Il commissario Chantal Chiusano e l’ispettore Ettore Ferri sono chiamati a fare luce su una vicenda che si rivela ben presto oscura. Perché gli intrighi familiari sono strettamente intrecciati al destino della splendida villa nel cuore di Roma…

È passato un anno da “Giallo all’ombra del vulcano”, una delle indagini di Giuliano Neri che mi ha permesso di scoprire un’autrice in grado di creare una trama intrigante, capace di catturare ogni lettore per il suo stile diretto e la caratterizzazione dei suoi personaggi, dove le ambientazioni non sono mai statiche e diventano il fulcro attorno alle quali ruota il mistero che a sua volta è circondato da una uno strato spesso di oscurità. 

Questa volta ad indagare non è Giuliano bensì il commissario Chantal Chiusano e l’ispettore Ettore Ferri, diversi come il giorno e la notte, una più riflessiva e che cela il suo dolore agli occhi di tutti, l’altro più alla mano e vivace, insieme però creano un duo interessante che si ritrova tra le mani un caso peculiare come la morte di Liliana Fusco, moglie del figlio illegittimo di Alberto Fusco, proprietario di Villa Fedora e di cui la vittima stava aiutando a realizzare un documentario in memoria dello scenografo.

Il presente viene infettato dal passato mentre a Villa Fedora viene commesso un delitto atroce, il corpo di Liliana Fusco viene ritrovato in una posa innaturale, il viso martoriato, ormai i suoi tratti non sono più riconoscibili e per un momento sembra quasi di trovarsi dentro a un film. Non c’è traccia di scasso, regna soltanto il caos. Chiunque si sia scagliato sul corpo della vittima provava un odio smisurato, un’evidente traccia che trasforma il set di un documentare nel luogo di un crimine, la cui spiegazione è da ricercarsi indietro nel tempo, tra le pagine di un diario lasciato dallo stesso scenografo.

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La morte di Liliana innesca una reazione involontaria, porta Chiusano e Ferri ad entrare tra le mura di una villa meravigliosa che nasconde ad ogni angolo un frammento della verità, quella che non riguarda solo l’omicidio della Fusco, ma che porta a galla eventi del passato che sembravano essere stati seppelliti sotto un fragile strato di apparenza che poco a poco si sgretola, come se ad ogni passo in avanti i due investigatori portino l’intera struttura a crollare ed è in questo clima, dove la soluzione sembra sfuggire, che indagare su molteplici strade è la soluzione per venire a capo di un’enigma sempre più contorto, conoscere meglio ciò che nasconde una famiglia importante per avere il quadro generale e poter finalmente avere giustizia per la morte di una donna che si è ritrovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Le maschere dei Fusco non sono più convincenti, andando avanti con le indagini ci si rende conto che quello che rendeva affascinante un “marchio” era l’illusione che fosse solido, perfetto, ma una volta spezzato l’incantesimo tutti i nodi vengono al pettine in un’indagine che metterà a dura prova Chantal Chiusano e il suo dolore derivato da una ferita che non riesce a guarire, il vuoto incolmabile che ritorna a colpirla e che le ricorda continuamente ciò che ha perso. 

Se c’è una cosa che apprezzo di Letizia Triches è la sua capacità di costruire trame solide che si intrecciano non solo a un luogo suggestivo, ma che si espandono portando ad inglobare anche il resto, che sia esso nel presente o nel passato, creando un meccanismo che funziona, dove gli ingranaggi continuano a girare e non si inceppano mai. C’è armonia nelle indagini che mette in moto, il desiderio di seguire i personaggi alla ricerca del colpevole ma soprattutto della motivazione che spinge qualcuno a mettere fine all’esistenza di un’altra persona. La famiglia Fusco alla fine si è mostrata per com’era realmente, tra le pagine di un diario si assiste a un gioco di manipolazioni, dove l’illusione e la fiducia tradita trasformano un essere umano in qualcosa di terrificante.

Delitto a Villa Fedora è il primo atto di una tragedia familiare, che si estende anche oltre le mura di un luogo meraviglioso, contagiando il mondo circostante con l’odio che trasuda, un intricato gioco di manipolazione e tortura che trasformano questo romanzo in qualcosa di unico, una chicca per gli amanti del genere.

«Certo, la casa sembra proprio un palcoscenico».
«Un palcoscenico che è il riflesso del suo proprietario
».

 

 

 

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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