Let’s talk about: Zebulon di Rudolph Wurlitzer (Playground)

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

La verità è che Zebulon è riuscito a catturarmi fino alla fine, avvicinandomi quel che basta per mettere a fuoco Rudolph Wurlitzer, voce imprevedibile della narrativa americana.

Data di uscita: 22 Novembre 2018

Acquistalo subito: Zebulon

Editore: Playground
Genere: Narrativa contemporanea
Traduzione: Bernardo Anselmi

Prezzo: € 18,00
Pagine: 285

In questo imprevedibile e originale romanzo, Rudolph Wurlitzer, tra i più talentuosi ‘irregolari’ della controcultura americana, ridà vita a Zebulon Shook (in origine, il protagonista di una sua vecchia sceneggiatura), capace negli anni di ispirare anche Jim Jarmusch per il film Dead Man (1995), interpretato da Johnny Depp e considerato tra i vertici della cinematografia di Jarmusch. Il romanzo si apre nelle terre selvagge dell’Arizona e del New Mexico, al tramonto del mitico West. Zebulon Shook è un uomo delle montagne, un solitario, un violento per amore della propria libertà, che immagina assoluta, senza limiti. Un uomo della Frontiera, sul quale incombe una Maledizione, capace di trascinarlo senza tregua tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Attratto dalla nuova corsa all’oro in California, tra sparatorie, razzie di cavalli e svariate fughe, Zebulon si imbatte in una strana coppia formata da una colta e sofisticata africana e un finto conte russo, che renderanno il suo viaggio ancora più complicato, frenetico, e misterioso. Un ritratto degli Stati Uniti agli albori, lontano dagli stereotipi più diffusi, capace di cogliere e far emergere il ‘carattere americano’ e allo stesso tempo di dar vita a un’originale riflessione sulla vanità dell’affannarsi umano.

A volte l’apparenza inganna. Lo ammetto, un libro come questo stona fra le mie scelte eppure mi ricordo ancora di quando l’ho scovato in biblioteca, volevo posarlo, ma le mie mani non si muovevano. Il mio conflitto interiore assomigliava più a uno stallo, uno di quelli che adoravo vedere da bambina nei film di Sergio Leone, infatti più lo guardavo e più la trama mi catturava. Alla fine Rudolph Wurlitzer ha avuto la meglio e se ci ripenso, mai scelta fu tanto azzeccata come questa.

Ogni tanto capita che mi spinga al di fuori della mia comfort zone, ma devo ritornare sempre sui miei passi, a pascolare in territori familiari per sentire di avere il controllo, è altrettanto vero però che quando la codardia mi abbandona e mi tuffo in qualcosa di nuovo la sensazione è incredibile, lo dimostra il fatto che questo romanzo era ciò di cui avevo bisogno per ricaricare le pile, disperdermi in scenari di una bellezza nostalgica e cruda per conoscere più da vicino Zebulon Shook.

Un western di altri tempi, crudo ed esplicito, che dipinge con una ferma vividezza la febbre dell’oro in cui un uomo maledetto vaga sulla Terra, un lupo solitario che non è altro che il contrasto di se stesso, l’antidoto e il veleno, che si alternano quasi come un vizio, ogni volta con qualcosa di extra di cui tenere conto. Zebulon è un personaggio atipico, ama la compagnia di un corpo caldo, ma spesso sono i suoi rimpianti a tenergli compagnia, tornando sotto forma di tormenti che lo trascinano in una spirale di causa ed effetto, due facce di una moneta sempre più malmessa e sporca.

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Sembra quasi un racconto ciclico, qualcosa che quando finisce ricomincia con l’unica prospettiva di poter solo peggiorare, commettendo solo gli stessi errori e prendendo sempre decisioni sbagliate, nonostante tutta l’esperienza accumulata nel tempo, è sempre più difficile riuscire a trovare la risolutezza per cambiare binario, Zebulon Shook è un treno che va sempre nella stessa direzione su un binario morto e senza svincoli che però non arriva mai a destinazione, a volte si ferma ma quando riparte non può far altro che seguire sempre il solito binario, eppure in quel binario c’è sempre qualcosa di diverso, un dettaglio al quale magari non si presta attenzione ma che cambia il significato poco a poco.

Zebulon sempre fermo su se stesso è alla ricerca di una libertà sfuggente e idealizzata, che dia un vero senso alla sua esistenza, un miraggio che assomiglia quasi al sogno americano, un’illusione che i sognatori inseguono per non morire. 

Questo è un periodo della storia americana che si è andata a formare per aggiungersi agli altri innumerevoli strati di storia nei quali ogni volta sono stati ripetuti sempre gli stessi errori, gli uomini hanno fatto sempre le stesse guerre, per gli stessi motivi e per gli stessi interessi, come una miscela scadente che però ha reso i pilastri su cui poggia il tutto saldo abbastanza da sopravvivere ancora per un po’. 

Wurlitzer è incredibile e allo stesso tempo subdolo, è riuscito a camminare sotto un sole cocente a testa alta, consapevole che il terreno fosse pericoloso e ricco di insidie, lo dimostra il fatto che il suo stile è accattivante, magnetico e suggestivo, è arrivato a destinazione e senza mai vacillare; questa non è solo la storia di Zebulon e la sua colt, ma anche un frammento di America prima di tutto ciò che oggi conosciamo, che ancora muoveva i suoi primi passi verso una nuova era. 

Zebulon è una leggenda selvaggia che mostra il vero volto americano, la sua storia e la sua decadenza, la massima espressione della capacità umana di inciampare sempre negli stessi errori.

«Avvicinati al regno dove la vita e la morte sono la stessa cosa».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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