Oggi è giovedì e questo significa anche film, quindi ho preparato pop corn e una bibita rinfrescante per parlarvi di uno dei film di animazione che ho amato e che ha come protagonista un personaggio della Marvel, l’amichevole Spider-Man di quartiere, sto parlando di “Spider-Man: Into the Spider-Verse“.
La trilogia di Sam Raimi nel 2002 aveva aperto le porte a una possibile evoluzione dell’Uomo Ragno al cinema e infatti come abbiamo è forse l’unico ad essere riuscito a portare avanti il suo progetto, poi è arrivata la duologia di The Amazing Spider-Man firmata da Marc Webb dal 2012 e allora la musica è cambiata dando soltanto l’illusione che Peter sarebbe ritornato a calcare le scene a lungo, ma così non è stato. A raccogliere il testimone è stato Jon Watts che nel 2017 ha riportato Peter Parker nel suo lungometraggio “Spider-Man: Homecoming” con un nuovo attore, il quale aveva già preso parte anche a “Captain America: Civil War” (2016) e successivamente “Avengers: Infinity War” (2018) e sempre quest’anno ritornerà come Spider-Man in “Avengers: Endgame” e “Spider-Man: Far From Home”.
Con la morte di Parker nessuno può più fermarlo, ma questo causa una risvolto inaspettato, infatti quando Peter cadendo ha incrociato il raggio che genera il portale ha innescato una reazione a catena che lo ha collegato agli altri Spider-Man delle dimensioni parallele, creando un legame invisibile fra loro e il suo mondo. E così li vediamo uno a uno i diversi volti dell’Uomo Ragno in tante delle sue versioni, da quella “classica”, noir, animale, femminile a una bizzarra versione giapponese.
Ogni singolo volto dell’Uomo Ragno ha arricchito la storia già di per sè intrigante, aggiungendo quella nota vivace, piacevole alla vista e che faceva nascere un sorriso spontaneo. Da Peter a Spider Gwen ogni personaggio ha mostrato quanto sia dura la vita di un eroe e non importa da quale provenga ognuno di loro ha dei trascorsi dolorosi, ha subito delle perdite, ma non per questo ha smesso di aiutare le persone perchè da grandi poteri derivano grandissime responsabilità e questa è una cosa che Miles Morales impara sulla sua pelle e con lui anche lo stesso Peter Parker.
Ho trovato meravigliosa la scelta di raccontare un percorso di formazione, quello di Miles, con uno stile che richiama il mondo fumettistico, qualcosa che personalmente non avevo ancora visto e che è in perfetto equilibrio con la sceneggiatura, la colonna sonora e persino con il potente messaggio che lancia. Non è sbagliato avere paura, a volte questa aiuta, ma l’importante è riuscire a superare quello che tiene ancorati al suolo perchè soltanto così si riuscirà a fare il temuto passo avanti che tanto ci spaventa.
Questo è un film di animazione grandioso che ci permette di vedere un piccolo personaggio crescere e diventare grande, accettando la parte dolorosa della vita per poter apprezzarne quella positiva, la sola che può portarlo a diventare il più grande degli eroi.
Il Ragnoverso non è mai stato così affascinante sul grande schermo e spero sia soltanto una delle grandi gioie che ci riserverà il futuro dei lungometraggi che hanno per protagonisti i personaggi della Marvel.