#proiettilidicarta: Nestor Burma e la bambola di Léo Malet (Fazi Editore)

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E anche oggi il protagonista è uno dei miei #proiettilidicarta, un’altra indagine per Nestor Burma, celebre investigatore creato dalla penna di Léo Malet, edita da Fazi Editore con la traduzione di Federica Angelini.

Data di uscita: 27 giugno

Acquistalo subito: Nestor Burma e la bambola

Editore: Fazi Editore
Collana: Darkside
Traduzione: Federica Angelini
Genere: Giallo

Prezzo: € 15,00
Pagine: 200

Parigi, 1971. Burma assiste a un duplice omicidio mentre spia un uomo dalla finestra del suo villino in periferia. L’uomo in questione è un ex medico sospettato di aver praticato un aborto clandestino su una diciottenne tre anni prima, provocandone la morte. Viene ucciso da uno sconosciuto che, subito prima, ha ammazzato il poliziotto privato al servizio di un collega di Burma che l’ex medico aveva assunto come guardia del corpo. Il detective era stato contattato dai nonni della ragazza morta per indagare sull’aborto. Burma scopre che il medico aveva lasciato dietro di sé altre vittime dei suoi interventi. Una di queste è una spogliarellista di nome Puppy Stella…

Pubblicata per la prima volta nel 1971, “Nestor Burma e la bambola”, è la ventesima indagine di Nestor Burma portata in Italia. Il famoso investigatore privato creato dalla formidabile penna di Léo Malet mi tiene compagnia ormai da due anni e ogni volta che ritorna in libreria è come se fosse la prima volta. In un modo o nell’altro l’irriverente personaggio finisce per intrappolarmi fra le sue indagini, portandomi a scoprire una parte dei quartieri francesi del passato, che si intrecciano nelle storie create da Malet e danno quel tocco da noir che non guasta mai.

Questo romanzo si può descrivere come un gioco di illusioni, un po’ come entrare in una casa di specchi, una indagine dove ogni riflesso sembra quello giusto ma in realtà non c’è niente da toccare, solo mere illusioni che non hanno sostanza se non nel momento in cui il colpo arriva e fa male. È primavera e l’Agenzia Fiat Lux se la sta passando male, i soldi scarseggiano e Nestor Burma inizia a navigare in cattive acque, ma non poteva certo pensare di essere l’ennesima pedina su una vasta scacchiera, non poteva immaginare in alcun modo che lui sarebbe diventato solo una delle tante illusioni da rincorrere prima di svelare il bel mistero.

In un caso in cui tutto sembra ritorcersi contro il suo protagonista un cattivo con lo stesse inclinazioni di Moriarty che però prendono una piega molto più verosimile e contorta, un vero delirio che fa capo ad una razionalità distorta che in qualche modo riesce a far rientrare la follia all’interno di un piano ben preciso trasformandola in uno dei suoi ingranaggi.

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Al numero 6 di rue Francis-Karadec, a Boulogne, viene commesso un atroce delitto che mette fine a due esistenze: quella dell’ex chirugo Alberet Mauffat, accusato della morte di una giovane ragazza per aver praticato male un aborto, e il dipendente dell’agenzia investigativa Pierre Lordy, Paul Dobel. All’apparenza sembra un semplice regolamento di conti, ma scavando più a fondo si nota subito che c’è qualcosa di strano, qualcosa che non va e che diventa la miccia per innescare ogni singolo evento di questo romanzo. E mentre i sospetti e le accuse cadono come tessere di un domino soltanto qualcuno capace di mantenere i nervi saldi e la mente lucida ha le capacità per venire a capo di questa contorta matassa.

La chiave è la bambola, e non una qualsiasi, ma un filo che lega diverse vite come una maledizione, una pista che Burma si ritroverà a seguire per sciogliere ogni dubbio e venire a capo dell’enigma in un percorso ricco di insidie, dove ad ogni angolo si nasconde l’inaspettato. E devo dire che questa indagine è più complessa, ma più intrigante, mi ha portata a non abbandonare mai il romanzo perchè rapita dalla storia e curiosa di mettere insieme i pezzi, vedere che cosa ne sarebbe uscito fuori e alla fine “se sentono parlare di Nestor Burma, scuotono la testa sorridendo. Un tipo proprio forte, dicono”, ecco per me è lo stesso. 

Come sempre Léo Malet fa dell’ironia la sua arma vincente, della spontaneità la sua dote più cara e del suo stile asciutto la sua firma e marchio di fabbrica che conquista, romanzo dopo romanzo, e non c’è modo di prevedere cosa stia per succedere, continua a sorprendere chi legge e a strappargli un sorriso perchè si sa il sorriso è una delle più belle espressioni del volto umano.

Nestor Burma e la bambola di un gioco pericoloso, uno di quelli in cui qualcuno rimane sempre scottato, vittima inconsapevole degli eventi innescati da chi non si fa tanti scrupoli a giocare con la vita umana per i suoi scopi.  

«Salve, Burma. Pensavo fosse morto».
«Solo in coma finanziario».

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Fazi Editore per la copia omaggio.

 

 

 

May the Force be with you!
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