È giunto il momento di parlarvi di un’opera davvero interessante, “Spifferi” di Letizia Muratori, pubblicato da La nave di Teseo nella collana Oceani.
Acquistalo subito: Spifferi
Editore: La nave di Teseo
Collana: Oceani
Genere: Narrativa contemporanea
Data di uscita: 26 Aprile
Prezzo: € 15,00
“Non sapevo più dov’ero, se quella era casa nostra o se da venticinque anni ci muovevamo ignari dentro il corpo gonfio di Dimitri. Sepolti vivi, sottacqua.” – Rispondi a Dimitri
Settimana scorsa è partita decisamente male, sto cercando di disintossicarmi dal malessere che corrode la mia positività, ahimè, è davvero dura, soprattutto con questo caldo asfissiante che rende tutto insopportabile.
C’è chi per sentirsi meglio cambia aria e chi invece si dedica a ciò che ama, io appartengo più a questo ultimo gruppo, sono il tipo di persona che usa la lettura come terapia per aiutare me stessa a superare i brutti momenti. C’è una cosa che però sto imparando sulla mia pelle, ovvero a diffidare delle persone, una lezione difficile da assimilare ma non impossibile.
È stato mentre sceglievo una nuova lettura che sono inciampata in “Spifferi” di Letizia Muratori, volto nuovo nella mia libreria, ma che non vedo l’ora di approfondire. Di solito quando sono giù di morale la prima cosa che afferro diventa una lettura indimenticabile, sarà perché dopotutto sono i libri a scegliere noi e, a seconda dei momenti, riescono a risollevare il morale o talvolta semplicemente ad ammaliare con la loro bellezza.
In un libro io non cerco mai la perfezione perché per me un prodotto perfetto non esiste, ma cerco l’equilibrio. Ci sono letture che spiccano per la loro intensità proprio perché c’è un equilibro nella storia e nei temi trattati, invogliando me lettrice ad essere rapita da ciò che spesso si nasconde fra le righe. Ecco perché ho molti libri che adoro, ma pochi nel cuore, e se mi seguite da un po’ saprete di quali sto parlando.
Lo ammetto, per quanto riguarda i racconti, sono ancora molto ignorante, sto cercando il mio posto fra le tante proposte che ci sono, ma non nego che questo tipo di narrazione mi abbia sempre affascinata. Non a caso quelle poche antologie che possiedo appartengono per lo più al genere che più amo, ma è nell’affacciarmi all’ignoto che sto lentamente cominciando ad apprezzare alcune opere.
“Io non c’entrabo mai con quello che diceva, mai niente con la vita, ero un’eccezione, e benchè non fossi nivea, nè sardonica, mi teneva ancora chiusa in una teca, condannata a rivedere con lui per la ventesima, forse anche trentesima volta, una puntata del Segno del comando. ” – Alla deriva in Antartide
Si apre una finestra ed entra uno spiffero, quel tanto che basta per smuovere l’aria, rendendo surreale e a tratti ironica la vita dei personaggi che popolano questi sei racconti. Leggendoli uno per uno apparentemente non hanno un nesso che li collega, ma se guarda con attenzione ci si rende conto che ognuno ha a che fare con una forza surreale, chiamatelo fantasma o semplicemente ossessione, è quel qualcosa che una volta entrato in testa non esce più.
Ogni spiffero che si crea nella vita dei personaggi porta a galla qualcosa che li spinge a muoversi talvolta controcorrente fino a quando il tutto non viene stravolto con un finale imprevisto.
La vita dei personaggi che popolano queste pagine colorano il romanzo di sfumature ben marcate che nel loro insieme rendono pittoresco il quadro, mettendo sotto i riflettori le mancanze che portano con sé tutti questi fantasmi ai quali sono aggrappati.
Ogni fantasma varia a seconda della storia dov’è protagonista, in Rispondi a Dimitri, ad esempio, la protagonista del racconto vuole a tutti i costi andare oltre la sua condizione, quella di chi costantemente riceve chiamate da uno stalker, Dimitri, ma è nello scavare fino in fondo che due realtà entrano in collisione esplodendo in un finale imprevisto e che lascia un po’ d’amaro in bocca.
A colpirmi è stato senza dubbio il modo in cui l’autrice parla di fantasmi, rielaborando il concetto e trasformandolo in qualcosa di concreto, che si scontra con la realtà che circonda i personaggi dei racconti e che seppur astratto li trasforma, mentre gli spifferi passano da una piccola apertura all’altra, indifferenti a ciò che accade, ma basta quel piccolo spostamento d’aria a sconvolgere i castelli di sabbia che ognuno di loro ha costruito nel tempo.
Letizia Muratori narra tante piccole storie racchiuse a matrioska e pronte a essere svelate agli occhi di chi legge, storie a tratti ironiche e a tratti surreali, ma che incarnano l’essenza di ciò che una mancanza può portare con sé, alcune volte resta in sospeso e si evolve piano piano, mentre altre volte dà il coraggio necessario per fare quel passo più lungo della gamba.
Spifferi è come una ventata d’aria che passa attraverso una fessura, sottile, all’apparenza innocua ma capace di farsi sentire con un sibilo forte e incessante.
“E poi c’era Ephrem. Fin da subito dopo l’incidente, il ragazzino aveva preso a incendiare le cose. Cercava il padre, le assicurava che nel fuoco lui esistesse ancora, lo vedeva: era solo diventato molto sottile. Più lungo, diceva. Non più alto, come un uomo, ma lungo. Come una cosa, che però era ancora lui.”