#proiettilidicarta: Le origini del male di You-jeong Jeong (Feltrinelli)

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Uno dei miei #proiettilidicarta viene direttamente dalla Corea, si tratta de “Le origini del male” di You-jeong Jeong, autrice che mi conquistata e trascinata in un vortice oscuro, la trappola perfetta per una come me che cerca sempre qualche thriller diverso dal solito.

Data di uscita: 18 Aprile

Acquistalo subito: Le origini del male

Editore: Feltrinelli
Collana: I Narratori
Traduzione: Massimo Gardella
Genere: Thriller psicologico

Prezzo: € 17,50
Pagine: 288

Hyu-min si sveglia una mattina nel proprio letto e scopre di essere ricoperto di sangue. Non solo il suo corpo, ma tutta la stanza ne è imbrattata. Lui non ricorda quasi niente della notte appena trascorsa, solo di essere uscito a correre per distendere i nervi. O meglio, di essere sgattaiolato fuori di casa visto che sua madre è meglio non sappia delle sue scappatelle notturne.  Hyu-min ha ventisei anni e vive con lei e il fratello adottivo Hae-jin in un appartamento all’ultimo piano di un residence di Gundo, nella moderna periferia di Seul. Da quando sono morti in un incidente d’auto il padre e il fratello maggiore, Hyu-min è sottoposto a una terapia di psicofarmaci che tiene a bada l’epilessia di cui soffre, ma provoca terribili effetti collaterali: emicranie atroci, acufene, attacchi di rabbia. E vuoti di memoria. Ecco perché non ricorda cosa sia successo per essere ricoperto di sangue. Hyu-min esplora l’appartamento e trova in salotto il cadavere della madre, con la gola tagliata. A questo punto, comincia a ricostruire gli eventi della notte precedente e, quando un orecchino di perla mai visto prima scivola fuori dalla tuta indossata per correre, Hyu-min è terrorizzato.

Un flusso di pensieri rosso come il sangue che scorre, invade ogni angolo sicuro e confortevole di chi legge, è questo “Le origini del male” di You-jeong Jeong, classe 1966, autrice sudcoreana, portata in Italia qualche mese fa da Feltrinelli.

Sin dalle prime pagine si avverte quella sensazione di fastidio, la stessa che spingerebbe una preda ad arretrare in balia di un predatore affamato, il carburante che alimenta lo stile incisivo ed anima la storia surreale e cupa, un viaggio nei meandri di una mente deviata, che accende i riflettori su una voce che non ha bisogno di paragoni, si fa strada fra il genere mettendo in scena il suo Hyu-min e la sua famiglia in un gioco di contrasti.

Questo è un romanzo che si incentra sulla famiglia e non una qualsiasi, una frammentata, che ha subito la perdita di persone care e che ora deve vedersela con il male rinchiuso tra le mura di casa, una figura che si muove in maniera apatica e che tiene le redini del racconto, lo fa suo, si mostra senza alcun velo, tentando di ricostruirsi e scavando a fondo nella sua intera esistenza per rispondere a domande che fino a questo momento non credeva di avere.

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Hyu-min si presenta a noi come un uomo qualunque, uno tormentato dai suoi terribili mal di testa e da una madre oppressiva, perciò quando si sveglia ricoperto di sangue e senza alcun ricordo di ciò che è successo la sera precedente qualcosa non torna. È da sempre stato la pecora nera della famiglia, il cui ruolo di figlio gli è stato privato dal “fratello”, amico adottato, Hae-jin, che sua madre venera e che ha messo su un’altare, ma questo può spingere un uomo a compiere un terribile gesto? Chissà.

Il cadavere di sua madre al piano di sotto è il primo step di un viaggio sempre più pericoloso in cui, strato dopo strato, si scopre il vero volto Hyu-min, si assiste alla sua involuzione e ci si rende conto di quanto sia sottile il confine che separa il bene dal male. Spesso per proteggere chi si ama la disperazione gioca un ruolo fondamentale, spinge le persone a commettere errori pur di riparare l’irreparabile. Ricostruendo gli eventi della notte precedente Hyu-min ripercorrerà i suoi passi all’indietro, toccando note dolenti e scoprendo ciò che da sempre sua madre ha chiuso nel vaso di Pandora, una dolorosa verità alla quale non potrà sfuggire.

Ho scovato questa perla in biblioteca, fra gli ultimi arrivi e sono rimasta colpita dalla trama, tant’è che l’ho divorato avidamente una volta portato a casa. È il mio primo approccio con la narrativa coreana e posso dirmi soddisfatta di aver trovato una scrittrice ipnotica, che è riuscita a costruire un thriller psicologico dal quale non ci si riesce a scattare, che risucchia ogni cosa e si perde persino la cognizione del tempo. Finirlo è stato un’impresa perchè non volevo farlo, volevo restare ancora un po’ aggrappata alla devianza di Hyu-min, ma una volta arrivata all’epilogo ho sentito il bisogno di avere sotto mano un altro libro di Jeong e questo la dice lunga sulla sua bravura, sul fatto che voci come questa meritino decisamente più attenzione.

Le origini del male è una tragedia divisa in più atti, che esplora una mente deviata che va alla deriva, il lento fluttuare dei pensieri di uno psicopatico che poco a poco peggiora se stesso in un’involuzione da manuale.

«L’oblio è la menzogna definitiva».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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