Let’s talk about: I Kill Giants di Anders Walter

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Nello scoprire “I Kill Giants“, per un momento, mi sono ricordata di “Sette minuti dopo la mezzanotte” di Patrick Ness, è stato solo un’attimo, ma è bastato per riportare a galla il mio amore per questo genere di storie, poi l’autore è scomparso e c’era soltanto lei, la protagonista di questo film, Barbara. Nella mente di una bambina la spiegazione a tutti i disatstri che mettono sottosopra il mondo sono i giganti.

Oggi sono qui per darvi alcuni ottimi motivi per vedere questo lungometraggio, sperando di riuscire a catturare l’attenzione della parte assopita in voi, il bambino o bambina che c’è ancora e reclama un film di questo genere.

Il fumetto. Partiamo dalle basi. Il film è stato tratto dall’omonimo fumetto, scritto da Joe Kelly e disegnato da J. M. Ken Niimura, pubblicato in Italia da BAO Publishing e tradotto da C. Marietti. Nonostante il budget limitato, Anders Walter è riuscito a racchiudere il dolore, la sofferenza e la rabbia della protagonista in una trasposizione abbastanza fedele, senza poter scendere nel dettaglio della condizione della protagonist e puntando tutto sull’emozione, una componente sempre più trascurata in alcuni film e sul messaggio che il fumetto lancia.

La storia. Barbara non è una bambina come le altre, appassionata di giochi di ruolo e fantasy, si ritrova ad immaginare un mondo diverso da quello in cui vivono tutti gli altri e lo fa per affrontare le sue paure, ma nel farlo perde di vista la situazione in cui si trova, finendo per cadere vittima di un’illusione. Il mondo da lei costruito diventa la sua valvola di sfogo, di conseguenza è più facile accettare di dover combattere giganti piuttosto che affrontare la sua situazione familiare.

La verità è che Barbara ci prova, ma si trova sempre davanti a una barricata, un muro insormontabile che lei stessa ha costruito e che cerca di abbattere in ogni modo, senza capire che la chiave delle porte ce le ha lei. Neanche Sophia, una bambina che si è da poco trasferita a Oyster Bay e che in breve tempo le diventa amica, riesce ad aiutarla. E così la vediamo abbattere giganti e combattere il bullismo a scuola.

Anche la sua situazione a casa non è delle migliori, la sorella maggiore lavora sodo per aiutare la famiglia, ma Barbara non riesce a comunicare con lei, usa il cinismo e la fuga per isolarsi, tutto pur di non parlare del dolore che la affligge. Ci prova anche la signora Molle, la psicologa a scuola ad aiutarla, senza mai riuscirci. È come dicono, non si può aiutare chi non vuole essere aiutato, e proprio come succede anche a Conor, è una creatura immaginaria a darle una spinta per affrontare la sua più grande paura.

Il dolore. È difficile accettare di perdere qualcuno, il solo pensiero catapulta Barbara in un mondo violento e fantastico, dove per sopravvivere bisogna combattere, uccidere giganti e creare trappole sempre più elaborate per allontanarli. Diciamocelo, è più facile alzare una barriera piuttosto che parlare. Parlare significa ammettere che il dolore è reale ed è questo un lusso che lei non può permettersi e allora si rifugia nel suo mondo, trascinando anche Sophia, la sua nuova amica.

La fantasia, una via di fuga. Barbara è una bambina meravigliosa, la sua passione l’ha portata a costruirisi un mondo vero e proprioin cui rifugiarsi, dove i giganti sono i veri protagonisti, sono tutti diversi, ma lei con il suo martello, Coveleski, riesce a distruggerli. Questo ci mostra che dietro il dolore di una bambina in realtà si nasconde tanta rabbia repressa che va sfogata in qualche modo e se non c’è nessuno con cui prendersela è difficile farlo. È così che nascono i giganti, nemici terrificanti che solo lei può sconfiggere per proteggere tutti, ma non c’è nessuno che la protegga, sempre in prima linea, rischia la sua vita.

Un film meraviglioso che vale la pena vedere per ricordarsi che a volte alzare una barriera contro il dolore può essere controproducente, infatti difendersi a volte ci allontana anche da coloro che vorrebbero aiutarci, impedendo loro di venire in nostro soccorso.

All things that live, die. This is why you must find joy in the living, while the time is yours, and not fear the end. To deny this is to deny life.”

 

 

 

May the Force be with you!
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